VIA MATRICE E CENTRO STORICO, L’OCCASIONE DA NON PERDERE PER “MATERA 2019”

L’archeologo Giambattista Sassi traccia la cronistoria degli eventi più recenti che hanno interessato l’area, invitando a sostenere chi, come Vito De Palma, con serietà e professionalità ne ha affrontato i problemi.

All’indomani del voto del 5 giugno 2016, chiunque verrà designato dai cittadini come amministratore, dovrà in prima istanza affrontare i problemi del centro storico. E sarà necessario farlo in fretta, per due ragioni: la prima risiede nell’urgenza con la quale vanno effettuate le operazioni di mitigazione del rischio, atte a prevenire ulteriori fenomeni di crollo; la seconda, nella necessità di rendere fruibile il paesaggio culturale ginosino in vista di “Matera 2019”. A questo evento, il più importante che si palesa nella storia contemporanea del Sud Italia, a partire da giugno mancheranno esattamente 30 mesi, ovvero soli due anni e mezzo. E allora è necessario che i futuri amministratori abbiano le idee chiare circa le azioni da intraprendere in rapporto alla cogenza degli interventi. Ma proviamo in prima battuta a ricostruire, per brevi linee, quanto è avvenuto sino ad oggi.

I due eventi alluvionali del 7-8 ottobre e del 1 dicembre 2013 hanno accelerato quel processo di dissesto del comprensorio rupestre, per il quale si ha memoria almeno a partire dalla seconda decade del XIX secolo, provocando il macro crollo di via Matrice nella data del 21 gennaio 2014. La parola macro indica che, nello stesso arco di tempo compreso tra ottobre 2013 ed i primi mesi del 2014, tutta una serie di fenomeni di dissesto ha interessato le contrade del Casale e della Rivolta, causando il crollo di unità immobiliari isolate (per fortuna già in stato di abbandono) e porzioni di quel banco roccioso che costituisce il nucleo all’interno del quale le grotte sono cavate. All’indomani di questo evento un’azione incisiva e sinergica di amministratori, tecnici degli uffici comunali e qualche volontario professionista locale, ha avviato un’operazione di mappatura del sottosuolo ginosino al fine di localizzare tutte le cavità presenti al di sotto del centro storico e valutarne un’eventuale rischio strutturale. Sicché si è pervenuti ad un censimento di 92 cavità, elaborato dal CNR, e di ulteriori 20 cavità monitorate dalla società Apogeo nell’area strettamente pertinente al crollo di via Matrice. La ratio di queste operazioni è da ricercarsi nella necessità, imposta in prima istanza dai Vigili del Fuoco e dal Dipartimento di Protezione Civile Regionale, di valutare il rischio delle aree sottoposte ad ordinanza di sgombero ed effettuare i lavori di rimozione delle macerie e ricostruzione della viabilità di via Matrice. Grazie a questo monitoraggio è stato possibile avviare i lavori di rimozione delle macerie del crollo del 21 gennaio 2014 che oggi possono considerarsi per buona parte effettuati. Tuttavia, in base a quanto emerso nel corso delle stesse lavorazioni, è stato necessario adempiere ad una sospensione del cantiere, motivata da una rimodulazione del progetto funzionale a mitigare il rischio di crollo di un’altra porzione di abitato, ovvero quella che insiste su vico Storto (parallelo a via Matrice).

In un proficuo incontro effettuato presso il comune di Ginosa il 5 aprile scorso, richiesto al Dipartimento di Protezione Civile Regionale dal responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale in base alle motivazioni addotte dalla direzione lavori, è stata sottolineata l’importanza di realizzare detta mitigazione del rischio in coincidenza con la ricostruzione di via Matrice. In tal luce è stata resa disponibile per questi lavori un’ulteriore somma di € 600.000 circa, in aggiunta agli € 500.000 già stanziati, per la realizzazione delle opere di mitigazione del rischio dell’area incidente attorno al crollo di via Matrice (via Labirinto, via Burrone, via Matrice, vico Storto) e per la ricostruzione della stessa strada.

A conti fatti, il crollo di via Matrice è avvenuto circa due anni e mezzo fa, pressappoco lo stesso lasso di tempo che ci separa dal 2019, e ad oggi i lavori, seppur parzialmente effettuati, sono ancora in corso. Se qualcuno dovesse chiedersi il perché delle lungaggini per un lavoro definito di somma urgenza, le risposte sarebbero semplici. Dapprima, inutile negarlo, il “sistema Italia” prevede iter burocratici non esattamente snelli; in seconda istanza il “sistema Ginosa” prevede che il corpo civico non si raccordi neppure dinanzi ad una problematica del genere, ed allora è stato necessario affrontare una serie di esposti e ricorsi, ovviamente tutti risolti in maniera positiva poiché evidentemente infondati, che hanno dilatato sensibilmente i tempi. Da ultimo, ma non per importanza, il commissariamento della pubblica amministrazione ha reso difficoltose le operazioni di sgombero di quelle abitazioni del centro storico che insistevano nell’area di cantiere, in ragione dell’assenza di una classe politica di riferimento atta a mantenere il dialogo costruttivo tra cittadini ed uffici comunali.

In ragione di quanto esposto, riannodando le fila del discorso con la premessa, si intende facilmente come oggi non sia possibile perdere altro tempo, poiché le nuove lavorazioni richieste comportano un’ulteriore permanenza dei cittadini sgomberati al di fuori degli immobili di proprietà, perché è necessario provvedere a mitigare immediatamente il rischio di via Matrice e vico Storto al fine di scongiurare il ripetersi di un evento di siffatta portata, perché non ci si può far trovare impreparati a quel gran movimento di genti e turisti che rappresenterà il 2019. Per tali ragioni è necessario oggi confermare con il voto la fiducia a quanti, con serietà e professionalità, hanno affrontato in prima istanza i problemi di via Matrice. Perché quanto realizzato e pianificato sino ad oggi non può subire la battuta di arresto che proverrebbe dall’insediamento di una nuova classe politica assolutamente inesperta, né l’affronto di quei vecchi amministratori per i quali l’unica funzione concepibile per la nostra gravina fu quella di innestarvi il tronco fognario principale del paese. Ginosa ha già troppo pagato lo stato di abbandono e degrado con il quale la gravina ci è stata consegnata sino a tutti gli anni ‘90: ricondurre le lancette dell’orologio a quella data o peggio ancora immobilizzare il tempo in cagione dell’inesperienza significherebbe senz’altro sferrare un colpo letale al nostro splendido paesaggio culturale.

Giambattista Sassi